Scritti editi: Poesie
 

POESIE
 
 
Alcuni dicono che / quando è detta, / la parola muore.

Io dico invece che / proprio quel giorno / comincia a vivere.

E. Dickinson
 
 
 
Sognasti sullo sfondo
il Mar d'Irlanda
e una notte di una pinta
di birra in un pub di Dublino
fra i passanti ubriachi di stelle.
La voce di un'anima nera
nei campi di cotone
ti giungeva dalla memoria di un libro,
mentre, crogiolandoti nudo nell'erba,
l'odore del creato
t'impregnava le dita.
Edizioni Acqua Alta, a cura di R. Gabriele, p. 15
 
Tra una rissa e uno sconto
del suo soggiorno
in una visita di cortesia,
trovò il tempo di redistribuire promesse
con il coraggio del suo leader romano,
vero eroe del tramonto
centrista di un giorno lontano decenni
di nessuna frenesia bisbetica,
tornò a sorridere
sui muri. Sui muri di tutti
la sua parentetica pausa
parlamentare. Sono come lui
gli eroi, pronunciò la sentenza fantarituale:
l'immunità sia con voi,
non con il suo spirito.

"Isole ancora in viaggio", a cura di G. Tallini, Giulio Perrone Editore, Roma, 2006.
 
 
Travolto dall'estate:
con la morte di Amado
e dei padri ermetici viveva, mentale,
il dolore della natura
mangiando Lucrezio. Avidamente
posate sullo scrittotio le sue carte
incompiute, prese un drink
e un quarantacinque giri del '50
per invitare una donna a ballare.
Era ancora bellissima dal filtro
seppia mentre la spiava arrendersi
dalla cornice. In un attimo
fu nei suoi passi, nella musica lenta
dell'eterno.
 
Edizioni Acqua Alta, a cura di R. Gabriele, p. 39
 
Non è importante vedere
tra blocchi dada d'ironia
decadente de la haute
société di fine millennio
tra un tocco e l'altro
d'un tempo rotto e rotto
ancora di cristallo acromo.
Le foglie degli alberi
e gli abiti bianchi
degli uomini che non
sanno che di fiori all'occhiello
e di gocce di notte
macchiare il tappeto candido
del silenzio.
E la provocazione ch'era
d'un altro secolo
passato tra le ombre
di corpi un po' donne
che non si concedono mai.

E la realtà mentre entra
ed esce dalla vita
che declina tra sogni
e rimpianti, che in essi
si crogiola come sui libri
sacri della cultura occidentale. Ma de profundis
sorge l'essenza dell'uomo
che si nega e grida.
 
Edizioni Acqua Alta, a cura di R. Gabriele, p. 22
A lettres arabes
je devrais écrire les mots
d'un reve plus loin
que le soleil
e avvolgerle nella carta
del pane caldo
uscendo dal forno
ogni mattina
et leure fragrance jamais
ne serait perdue, brezza
dell'oceano che dalle viscere
del cielo scendi a
carezzar gli scogli bianchi
di Dover.
Lettres arabes - qui est-ce qui
les comprendrait? - les bedouins
et leurs longs vetements en soif
et leurs femmes
schiave d'un viaggio
nel Mar Rosso
privo ancora d'una
terra promessa.
Galleria, quadrimestrale di cultura a cura di M. Petrucciani e di V. Consolo, n. 1-2, 2000, p. 89
Premio Nazionale di Poesia "Badia di San Savino 2003", p. 36
 
Solamente questo: l'oasi
era a pochi passi dalla mia
carovana, la vedevo svanire
nel calore. Del viaggio verso
il Lager non ricordavo nulla
cercavo solo l'acqua.
Per le mie mani, per la mia pelle
arsa dalla sete di sole ora bruciata
passava placidamente il mistero
del tempo.
Non avevo monete; solo, ero.
Ero dopo le briciole lasciate
agli uccelli, dopo gli stracci
per i miei fratelli. Non mi guardavano
più né li guardavo io. Eppure
erano ancora vivi, mentre io morivo.
 
 
Il suolo dell’Impero

Dolce e soffice il bagliore
delle luci nella piazza altera
dove sovrana la sera si vide
regnare sui campi e sul solco
l’aratro leggendario.
Guardavo il cielo oltre la terrazza
intanto solco il suolo dell’Impero
dalle religiose e provvide divinità
tutelari. Nel tempio
di antico splendore il sogno visionario
della preveggenza: sul tuo cammino
un diario di profezie augurali, di rito,
l’incontro, la rivelazione.
Sicari i giorni e le notti di lei
assassineranno lo charme ed il volo,
e non la divinazione
che pronunciò la mia maga marina,
ascoltati gli dei.
Conosci la via e se i
suoi capelli serpenti t’impietriranno,
non temere: i ribelli
non hanno Fortuna, noi sci-
voliamo oltre il mito,
scrosci di vele e venti,
nelle braccia del grande tiranno.

"Isole ancora in viaggio", a cura di G. Tallini, Giulio Perrone Editore, Roma, 2006
 
 
Una sezione d'archi
intonò la melodia del tuo nome
- ricordo - era estate
quando trovai la tua mano,
mio guado nel fiume,
e finalmente toccai terra.
E tutto era a bocche
di leone, passata oramai
la tempesta - sei un uomo -
pensai se chiudesti
persiane
a una vita che amavi
e io sono qui
con la strada davanti
e tu che guidi carovane
nella savana delle parole.

"Isole ancora in viaggio", a cura di G. Tallini, Giulio Perrone Editore, Roma, 2006.



Avvolto nella nebbia
il campanile bianco campeggiava
nella notte d'acqua
che copriva la città,
disertato dagli uccelli
e ubriaco solo dei rintocchi
sinistri di ogni quarto d'ora.
Nessuno tra i portici
e la torre, passeggiavo
tra gli oli della tela
per distruggere il suo grigio
acquitrinoso con le forbici
di passi lontani.
Edizioni Acqua Alta, a cura di R. Gabriele, p. 8
 
Fratello mio, questo
rito cristiano che mi porta
fino alla tua casa
segnata nel giorno della strage
a domandare riparo
non mi appartiene più,
insieme al molesto
gorgheggio degli usignoli la porta
cigola di ruggine appesa
al ritratto degli avi. Sagge
le Scritture, belli i salmi
e quel pregar cantando i vangeli
che mi accompagna nel giro
del mondo, mentre alzole vesti
per non inciampare negli animi
alteri degli uomini. Piangevi
il mio oblio e non ti credevo, sospiro
solo ora la tua mano e quello che vorresti
indietro dall'ira di Dio.
 
Edizioni Acqua Alta, a cura di R. Gabriele, p. 1
 
Ti ho trovato
nella sfera di cristallo
dopo anni di ricerca perduta
nella foresta nera
e ventosa che mi risucchiava
al Nord.
Stanca mi siedo ora
su un muretto a ciottoli
che mi graffia
le gambe e le carezze
sono ormai di un crepuscolo en printemps
morto all'alba
di un'estate di fuoco.
Nella cenere conservo
pelle di sole
e quel discreto segreto
al quale votai note
di silenzio mentre un sopore
di lontano mi ricuce gli occhi.
Sul ciglio della ferrovia
tocchi di foglie e di fischi,
un sapore di creta
e un dolore più acre
aveva il respiro che gonfia
d'amore la Magna Grecia.
 
Galleria, quadrimestrale di cultura a cura di M. Petrucciani e di V. Consolo, n. 1-2, 2000, p. 89
 
In tale disordine disarmante
non trovo più un posto per te,
mia Lesbia, mi abbarbico,
così, su mucchi di carte con le mie
parole ancora spoglie, bianche
mentre le notte scende e
come un'altalena poi risale
oltre le rive europee,
mia Lesbia, sarai sempre qui
a lambirmi l'anima, a levigare
le coste, agitando
le acque serene del mio mare
- penso al tradimento - ti abbadono.
Verrà dalle tue venature un dolore
di marmo.


Quadrimestrale di cultura a cura di M. Petrucciani e V. Consolo, n. 1-2, 2000, p. 90
 
 
Ambra

Giravamo la chiave
nella serratura scalzi
senza parlare, urtandoci
casualmente nell’affanno
del nostro segreto.
Il corridoio si apriva lungo
i nostri passi nelle terre
di mezzo della notte alta.
La torre cantava i rintocchi
che annunciavano l’alba,
poche gocce a bagnare ancora
le labbra antiche di ambra.
E il rosa del travertino
sapeva già di sole.


Concorso Letterario Nazionale di Narrativa e Poesia "Parole per comunicare 2003"- Poesia Segnalata come "meritevole di pubblicazione"
 
 
Labbra di libri

Sulla sua bocca parole
e risate. Le vedevo colare a fiumi
d'improvviso in secca.
Quali storie narrassero non immaginavi
e non capivo le distanze,
se la avvicinassero al pensiero
che scorre gravido oltre la tua fronte.
Al momento di calare
le tendine e di veder volare aironi,
la cerimonia della fonte.
Prima e dopo la beccavi
e bevevi allas ua brocca
le tue lontananze rimpiante.
Sulle labbra libri e libri,
scalate di bilioteche ed indici
e quella riflessione abbandonata con un alibi
prima del tempo.
Succulento il pendolo rallentava
per leggerti pagine di saggi
indolenti, si apra allorauna ciliegia
l'antro che adornasti dei tuoi pregi
perché l'Amore dall'alto ti dileggia
e ride la musa attendendoti.

In 'Con parole di donna', III Edizione, Provincia di Latina, Settore Pari Opportunità, a cura di Neria De Giovanni
 
 
“Un incedere di raro equilibrio, un timbro
profondamente suasivo possiede la
misura poetica di Antonietta De Luca,
le cui composizioni sono altrettante
ostensioni di perfezione. In lei la parola
si adombra di toni chiaroscurali nell’asso-
luta abilità disegnativa del suo tratto
morandiano.Questa scrittura suggerisce
scene delimitate da margini, inquadrate da
cornici: oli su tela, fotografie virate sul
color seppia,pagine di libri. La memoria
poetica si nutre di situazioni bloccate in
una sorta di fermo-immagine che dà luogo
a passionate rivisitazioni senza tramutarsi
in osservazione in vitro e senza cedimenti
alla retorica dei sentimenti. Tra le molte
evidenze di questa poesia, va citata l’esi-
stenza di un contesto culto che non è mai
separato dalla sostanza poetica, non è mai
citato sibbene invece consustanzia il discor-
so in cui è calato, ne costituisce l’habitat
naturale”.


Renato Gabriele, Acqua Alta, p. X